Cari utenti,
accingendomi a dare i primi esami, e a rifiutare già i primi voti, mi chiedevo se qualcuno avesse qualche esempio pratico del classico "laurearsi con un buon voto alla Magistrale è d'obbligo". Praticamente tutti mi continuano a pressare sulla questione del >100, che per voci di corridoio, sembrerebbe essere una condizione sine qua non per quanto riguarda una presumibile assunzione lavorativa.

Non che a me piaccia arronzare gli esami, ma non c'è cosa che più odio che il dover rifiutare un esame tanto più quando tale rifiuto scaturisce semplicemente per un professore particolarmente duro di voti.

Dunque, a parte frasi fatte e voci di corridoio, togliendo di mezzo le questioni inerenti alla scelta di proseguire lungo una carriera accademica, qualcuno ha da dire qualcosa di più concreto circa quest'annosa questione?

E' davvero vero che il voto della magistrale sia di così fondamentale importanza nel mondo del lavoro?

G

Domanda interessante...

Per esperienza personale e per tutto ciò che vedo in ambito lavorativo, il voto >100 non serve ad un caxxo se poi al colloquio di lavoro non dimostri ben altre doti.

Il 100 o 110 è più un biglietto da visita che serve per la selezione agli enti pubblici, alle multinazionali ed alle controllate dello Stato in genere (Vedi Finmeccanica,ST etc..).

Naturalmente meglio avere un voto alto che non, ci mancherebbe...ma non sarà un voto alto a darti lavoro, bensì le tue capacità

non sono ancora alla magistrale, ma credo che miky484 ha detto tutto