"Oh, ma perchè fai un po di sito?","Forse perchè sto facendo il piano di studi","oooh iaaa fai un po di sito e poi ti do na mano!". Ancora sopra un maledetto foglio, che ci avrebbe profondamente segnato, di lì ad un anno, a quasi (si spera meno) di dodicimesi di sangue amaro. E' strano ma, davanti ai miei occhi si stagliava, quasi una profezia sibillina, il mio futuro, e dietro quell'inchiostro già potevo intravedere tutti i dispiaceri e le giornate passate fra scartoffie intellettuali. Decidere così di fretta, cose così importanti è così difficile, ma anche se con quei quattro amici più fidati, ci si ritrova a circondare un tavolo, è comunque con sè stessi che si viene alla fine a fare i conti, i conti con la paura di starci poi male. Non tanto l'atavico dilemma: piacere o convenienza, inseguire il proprio futuro a testa alta oppure usare un'ignominevole scorciatoia; quanto piuttosto la coscienza di essere in fondo, anche se circondati dal calore, soli con se stessi; coscienti che saranno dolori che ci saremo provocati da noi e sapere che nessuno potrà aiutarci, perchè pur vivendo le stesse esperienze, provando le stesse sensazioni, (parlando materialmente) c'è a chi manca qualche esame e a chi sta totalmente inguaiato (come il sottoscritto) e lentamente, senza accorgersene, ci si sente come una barca alla deriva, una rondine lontana dalle forti correnti a getto lontani dal branco che fra un pugno di mesi sarà con la pergamena in pegno. Anche se ognuno vive come meglio può, e felice, prende strade diverse motivate da voglie di libertà, quando alla fine le smuove con un setaccio di concretezza, non ne rimane che qualche granello, non l'invidia, quanto l'amarezza di aver, in fondo, perso tempo, ti stringe un po lo stomaco. Ma è lì che comunque bisogna chinare il capo, sia in segno ammirazione, ma sopratutto sui libri, e per questo maggiormente motivati e fieri di tale motivazione andare avanti. E sapere che di certo non è stata la pigrizia, quanto piuttosto una sveglia scelta di vita; e che in fondo anche se ci sentiremo come un frutto lasciato lentamente a marcire dentro una cassetta vuota, "è proprio allora che continua la salita", e che il "tempo perso" è solo un detto di genitori amareggiati dalla negazione dei propri progetti, non certo di chi consciamente ha deciso di vivere quell'unica vita che ci si ritrova, magari nella felicità.
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